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Concetto Marchesi, classicista di fama internazionale, portava in sé le tracce dell’idealismo risorgimentale e, insieme, l’energia delle speranze del movimento popolare otto-novecentesco. Luciano Canfora, curatore del volume, ricollega il suo discorso Perché sono comunista, tenuto a Milano nel febbraio del 1956, la conferenza, La persona umana nel comunismo, tenuta a Roma il 16 aprile del 1945, e l’intervento all’VIII Congresso del Pci del 1956. E con la sua introduzione completa il ritratto di un appassionato intellettuale e apre una finestra sulla comprensione dei tempi difficili sospesi tra la fine della guerra e gli anni della ricostruzione.A cento anni dalla nascita del Partito comunista d’Italia, questo libro risponde a una domanda: perché si era comunisti? Una domanda che è stata oggetto di saggi storici, inchieste, ma anche di film e opere di fantasia. Questa invece è una testimonianza: diretta, viva, appassionata e qualificata. In quanto proviene da un grande latinista, Concetto Marchesi, che era stato anche l’autore del clamoroso appello con cui, nel 1943 da rettore dell’Università di Padova, chiamava gli studenti a insorgere contro il nazifascismo. Perché sono comunista è un’orazione di eleganza classica e chiarezza limpida, il testo di un discorso tenuto a Milano il 5 febbraio del 1956 (e lo storico e classicista Luciano Canfora illumina, nell’Introduzione, tutte le circostanze, gli antecedenti e le influenze storiche e politiche che questa conferenza ebbe). Rile