Questo sito utilizza i cookie per migliorare l'esperienza. Leggi di più
Dopo La provvidenza rossa ritorna il grande affresco milanese e nazionale di Lodovico Festa, tra storia e politica, giallo e cronaca urbana. Il suo sguardo letterario e ironico si sposta dal PCI al partito socialista, nel momento della sua massima influenza politica. Gli anni dell’esplosione della moda, del rampantismo, dei paninari, della Milano da bere. rnrn«La provvidenza rossa è il Grande Romanzo Italiano (e Milanese)» - Antonio D’Orrico, Sette - Corriere della Serarnrn«Niente meno che una goduria, perché a libri così non si è più abituati» - rnMattia Feltri, TTL – La StamparnrnSiamo a Milano, nell’anno fatale 1984. Berlinguer è morto, Craxi è presidente del Consiglio, i socialisti sono in ascesa costante, mentre il partito comunista fatica a immaginare il futuro. In città stanno emergendo energie innovative e nuove fortune economiche, mentre si affacciano sulla scena imprenditori che si muovono tra l’edilizia e le televisioni, si costruiscono quartieri residenziali, si guarda «Drive in».rnA metà novembre viene assassinato un geometra iscritto al PCI, con un ruolo importante nell’assessorato all’Urbanistica della giunta comunale di sinistra, a guida socialista. Una campagna stampa con grandi nomi del giornalismo, della cultura e della finanza accusa la giunta di avere legami troppo stretti con l’astro emergente del capitalismo immobiliare meneghino, Nicola Crusca. Botteghe Oscure, sempre in guardia, invita la federazione milanese a vigilare su quel che succede, i sospetti