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«Odiare la poesia è una grande critica del genere poetico, e una delle sue difese piùrnappassionanti» - Bookforumrnrn«Scrivere qualcosa di nuovo, che non sia stato già letto, dovrebbe essere il compito di ognirnscrittore. […] Accade raramente e quindi è tanto più notevole la sensazione che si provarnleggendo Ben Lerner» - la Repubblicarnrn«Ben Lerner è tra i più interessanti nuovi scrittori americani» - The New York TimernrnNessuna forma d'arte è stata denigrata quanto la poesia. Gli stessi poeti sono i suoi primi critici, e sembra esistere una sorta di condivisa sprezzatura, come di fastidio per la sua presuntuosa inutilità. «Io stesso» ha ammesso Ben Lerner «la detesto pur avendo organizzato la mia vita sulla poesia. Non considero questo una contraddizione perché la poesia e l'odio per la poesia sono fusi insieme ed è questo che voglio arrivare a spiegare». Ben Lerner scruta i sentimenti che abbiamo per la poesia come punto di partenza per una difesa del mondo dell'arte. Parla di coloro che hanno disapprovato la poesia, a partire da Platone, analizza poeti grandi e meno grandi ricorrendo a esempi concreti che attraversano le opere di Keats, Dickinson, Whitman, McGonagall (secondo Wikipedia il peggior poeta di tutti i tempi) e molti altri. Il suo tentativo è quello di spiegare la nobile arte del fallimento alla base di ogni poema, che sia riuscito o meno, e la sua è un'analisi personale e altamente originale di una vocazione essenziale quanto inattuabile. Esistono innumerevo