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Quando ormai anche le stagioni sembrano aver perso la loro naturale cadenza, a ritmare il passaggio del tempo, sopravvivono, implacabili e a regolari intervalli, le polemiche sulla casa editrice Einaudi. L'occasione può variare. Si tratti di Delio Cantimori consulente della casa editrice; dell'iniziale rifiuto di Se questo è un uomo di Primo Levi; di Renato Poggioli collaboratore non difeso dagli attacchi di parte comunista; di Pavese e del suo Taccuino; della soggezione nei riguardi del PCI; dei modi con cui venne acquisita alla sinistra una egemonia sulla cultura italiana; fin della personalità e "megalomania"" di Giulio Einaudi: quello che in ogni caso si può dire è che ciò che l'Einaudi fu, continua ad essere un tarlo di cui uomini e organismi culturali, spesso di minor rilievo, non riescono a liberarsi. La domanda sottintesa è sempre la stessa: perché? e, come? La pubblicazione di questi verbali, curati con attenzione e competenza da Tommaso Munari, non potrà dare una risposta esa