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Nel corso degli ultimi decenni si è manifestata anche nel nostro paese una crescente attenzione alle potenzialità del verde pubblico come "strumento"" per costruire spazio collettivo, spazio pubblico, spazio urbano. Sul finire del secolo appena trascorso sembra essere stata abbandonata - almeno in parte - quella visione prevalentementemente difensiva e spesso (consapevolmente o inconsapevolmente) antiurbana, che ha caratterizzato il modo di affrontare il tema del verde pubblico nel secondo dopoguerra. L'introduzione degli standard urbanistici con il decreto ministeriale dell'aprile 1968 e la successiva legislazione regionale hanno certamente consentito, in generale, la salvaguardia di spazi verdi inedificati all'interno dei vasti territori che sempre più rapidamente venivano investiti dai processi di urbanizzazione. e, tuttavia, in molte grandi e piccole città del nostro paese queste ""aree verdi"" costituiscono spesso la testimonianza più eloquente dello scarso interesse culturale, della totale mancanza di ricerca progettuale e dell'analfabetismo spaziale con i quali questi temi sono stati generalmente affrontati. I processi di trasformazione urbana oggi in atto costituiscono un'occasione importante per valorizzare queste risorse e sperimentare, nella realizzazione del verde pubblico, la possibilità di costruire nuove centralità, nuovi luoghi urbani, all'interno di un tessuto edilizio generalmente privo di leggibilità e di identità: sia esso quello delle espansioni compatte