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La necessità di ritrovarernuna voce unitaria che riunisca poesia e filosofia è il filornconduttore del libro.rnrnI poeti sono spesso i migliori saggisti. Lo pensava Maria Corti, l'ha scritto recentemente Alessandro Piperno. Da Leopardi a Baudelaire, da Mandelstam a Eliot, da Valéry a Brodskij, le riflessioni dei poeti sulla letteratura arrivano a illuminare nodi e zone d'ombra con un'efficacia e una capacità di coinvolgimento che raramente gli studi accademici hanno. È cosí anche con i saggi di Grünbein, una delle voci poetiche oggi piú importanti nel panorama internazionale. Sono saggi perché affrontano temi come il rapporto fra poesia e morte, ma sono anche racconti autobiografici perché Grünbein mette in campo i suoi ricordi di Pompei ed Ercolano («Qualcosa che viene strappato al flusso delle cose, si raffredda e viene sigillato sottovuoto») o della montagna di macerie che i ragazzi di Dresda scalavano per divertimento, forse affascinati dalle rovine di quella «Pompei tedesca». Oppu