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Carla ha quasi quarant'anni, un compagno praticamente perfetto, un lavoro stimolante e un certo fascino. Ma non riesce ad avere un figlio. E per una come lei, abituata a centrare l'obiettivo, il senso di fallimento brucia senza consumarsi. Perché l'ossessione della maternità si può affinare al punto da dare dipendenza. Accade a molte delle donne che Carla incontra quando decide di tentare la fecondazione assistita. Tutte stanno in fila, mese dopo mese, per eseguire lo stesso rituale: gli ormoni, il pick-up, il transfer, l'attesa. Conoscono il proprio corpo e i suoi segnali con una precisione maniacale. Usano un oscuro gergo da iniziate. Perché loro non aspettano un bambino, "fanno la cova"", non rimangono incinte, ""s'incicognano"". Mentre a forza di medicine si gonfiano come galline d'allevamento, le donne ""difettose"" si sfogano, si danno conforto, nelle sale ospedaliere o nelle chat. Nel suo viaggio alla ricerca della maternità, e di una forma di saggezza che pare sempre scivolarle