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Apprezzato soprattutto come testimone del disfacimento di quel multiforme e multiculturale impero asburgico la cui fine aprì la via ai conflitti che nel XX secolo hanno insanguinato i suoi territori, Joseph Roth ha anche un valore più universale. Le sue opere infatti mostrano il venir meno di quel 'mondo di ieri' che pur nella molteplicità di personaggi e situazioni conosceva una sua unità ed era, per dirla con le parole dell'aristocratico protagonista de "Il busto dell'imperatore"", ""una grande casa con molte porte e molte stanze per ogni sorta di essere umano"". I racconti che compongono questo volume offrono così una grande galleria di personaggi, accomunati dall'essere i superstiti di un mondo perduto, incapaci di accettare i mutamenti storici e sociali e una 'modernità' che essi vivono come tradimento degli antichi valori di lealtà e di onore. Fedeli agli ideali del passato, non riescono a trovare una propria identità in un mondo che cambia intorno a loro. I protagonisti dei tre racconti provengono da tre diverse classi sociali e offrono così altrettante e diverse immagini dell'impero in disfacimento. Il bellissimo ""Il busto dell'imperatore"", vera summa dell'arte narrativa di Roth, che pur nella dimensione del racconto può rivaleggiare con i più famosi romanzi ""La marcia di Radetzky"" o ""La cripta dei cappuccini"" è, oltre che una profonda riflessione sulla perdita della patria, la rappresentazione velata di nostalgia, ma anche di sapiente ironia, del senso di sradi