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L'intelligenza artificiale, anche in combinazione con le tecnologie informatiche, e la genetica, sembra davvero delineare i contorni di un 'mondo nuovo' piuttosto che essere semplicemente un insieme di risorse tecnologiche aggiuntive e avanzate rispetto a quelle già consolidate. Tecnologie 'profonde', le definisce Jason Preston, 'invenzioni che ci reinventano', che «segnano un genere diverso di cambiamento del mondo» proprio perché puntano a «progettare meglio l'evoluzione», e a «reinventare la natura». Un 'nuovo mondo' che contiene e propone interrogativi profondi e inediti, i quali investono i campi e le categorie più qualificanti della civiltà sociale (e giuridica: salute, istruzione, lavoro, procedure democratiche, sicurezza, giustizia), e arrivano a prefigurare scenari (con tratti persino inquietanti) in cui può venire in discussione l'essenza stessa di ciò che consideriamo identità umana. Come regolare tutto questo? Quali nuovi strumenti il diritto può o dovrà mettere in campo? Quali principi costruire come cornice della coesistenza tra uomo e macchine, che, come scrive L. Alexandre, «non è un problema tecnico preoccupante ma temporaneo che si risolve in vent'anni e scompare: conviveremo con lei (cioè con l'AI) per sempre»? O come adattare i principi irrinunciabili del costituzionalismo, come eguaglianza, dignità, tutela dei diritti inviolabili dell'uomo a questo contesto assolutamente imprevedibile, che fino a qualche anno fa avremmo tranquillamente definito come 'dist