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Roma, 8 settembre 1943: dopo aver firmato l'armistizio, il re fugge a Brindisi. A fianco di quello che resta dell'esercito italiano, la popolazione combatte per tre giorni. Fra gli studenti, le donne, gli operai che cercano di respingere le armate tedesche a Porta San Paolo e sulle rive dell'Aniene, c'è un ragazzo di diciassette anni, armato di un vecchio fucile. È Orlando Orlandi Posti studente alle scuole magistrali. Orlando entra nella Resistenza: semina chiodi sulle strade per fermare le autocolonne tedesche, trasporta armi, partecipa alle dimostrazioni per boicottare le lezioni all'università, da dove sono stati esclusi gli ebrei e gli antifascisti. All'alba del 3 febbraio 1944, un'automobile delle SS si aggira per Montesacro: ci sarà una retata. Orlando passa di casa in casa per avvertire i compagni. Una corsa di quattro ore che si conclude davanti al bar Bonelli, dove spera di salutare la fidanzata prima di fuggire. La vedrà mentre i tedeschi lo arrestano per portarlo in via Tas