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Comincia in tono confidenziale il lungo viaggio di Mario Pirani attraverso ottant'anni di vita italiana. Dall'infanzia, alla giovinezza, trascorsa durante un periodo tra i più bui del Novecento. Nell'atmosfera colma di speranze dell'immediato dopoguerra, l'impeto creativo del marxismo togliattiano indurrà il giovane Pirani ad accogliere il verbo comunista. Ma dopo i sanguinosi fatti di Ungheria del 1956 e l'aspro dibattito che si aprì all'interno del partito, anche per Pirani arrivò il giorno in cui tutto "suonò assurdo"". Nel 1961 la ""cesura netta"" della sua esistenza, che lo porta a uscire dall'""Unità"" e dal Pci e accettare un'offerta di lavoro all'Eni di Enrico Mattei. In queste pagine - che si concludono alla soglia dell'avventura professionale del quotidiano ""la Repubblica"" - Pirani rievoca, alternando cronaca personale e memoria storica, una stagione ""felice quanto illusoria"". Il suo sguardo, sempre penetrante ma anche ironico e divertito, riesce a evocare, al di fuori di