Questo sito utilizza i cookie per migliorare l'esperienza. Leggi di più
Con mossa disvelatrice, Giorgio Agamben individua nel karman/crimen la chiave di volta indoeuropea senza la quale crollerebbero sia l’edificio dell’etica e della politica occidentali sia il soggetto libero e responsabile che ne è il presupposto e l’effetto.rnrn«Il soggetto dell’azione non è che l’ombra portata che il fine getta dietro di sé».rnrnrnAzione e colpa sono concetti- soglia, a tal punto fondativi del pensiero giuridico, morale e politico dell’Occidente da rimanere oscurati dalla loro stessa costitutività. Il carattere liminare di entrambi viene però in luce non appena si rifletta sulla corrispondenza stringente tra il latino crimen, che designa l’azione umana in quanto imputabile e sanzionata, ossia chiamata in causa nell’ordine della responsabilità e del diritto, e il sanscrito karman, che contrassegna l’agire generatore di conseguenze. Con mossa disvelatrice, Giorgio Agamben individua nel karman/crimen la chiave di volta indoeuropea senza la quale crollerebbero sia l’edificio dell’etica e della politica occidentali sia il soggetto libero e responsabile che ne è il presupposto e l’effetto. Questa archeologia pragmatica, più che gnoseologica, della soggettività, rende evidente quanto la presa dell’azione sanzionata sull’agente si rinsaldi sempre più proprio nel momento in cui – con la patristica – la nozione di libero arbitrio intende assicurare la sovranità della volontà, spodestando il primato aristotelico della potenza. Secondo Agamben, non si riuscirà a inceppar