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La tradizione filosofica ha sempre registrato una singolare incapacità a confrontarsi con l'esperienza del quotidiano. Fatalmente attratta dalla sfera dell'eccezionale, dell'eroico, dell'autentico, essa, nelle sue linee portanti, è sembrata perdere i contatti con quella dimensione in cui pure siamo inevitabilmente coinvolti. Così, rimossa o sublimata dai protocolli autoreferenziali del pensiero, la vita quotidiana ne è rimasta a lungo esclusa. L'intenzione prima di questo libro è rompere tale interdetto, riportando la sfera del quotidiano al cuore della riflessione contemporanea. Consapevole della difficoltà del proprio tentativo - nulla ci sfugge più di quanto è da sempre sotto i nostri occhi -, Enrica Lisciani-Petrini adotta una strategia di aggiramento singolarmente felice. Anziché partire dal piano del discorso filosofico, perviene ad esso attraverso i linguaggi dell'arte, della letteratura, della psicoanalisi, del cinema, della musica, della moda, direttamente affacciati sul flusso della vita di ogni giorno. La vertigine mortale di Büchner/Berg o le scene di strada di Brecht, la sonorità dissonante di Schönberg o le note sconvolte del jazz, l'epica metropolitana di Döblin, l'irrisolta enigmaticità di Schnitzler/Kubrick o l'inautenticità sussurrante di Bergman, la fotografia struccata di Evans o l'«angelo qualsiasi» di Klee, oltre a costituire le tessere analitiche di questo straordinario mosaico lessicale, rimettono in tensione produttiva quotidianità e pensiero. A parti