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Il 9 maggio 1940, quarto anniversario della nascita dell'impero fascista, fu inaugurata a Napoli la Mostra Triennale delle Terre Italiane d'Oltremare. Aveva come obiettivo quello di celebrare i fasti imperiali con uno sguardo particolare all'economia e ai commerci con l'Africa, luogo in cui l'Italia si considerava ormai, dopo l'aggressione e la conquista dell'Etiopia, una grande potenza coloniale. La sua apertura doveva durare sei mesi, ma a causa della guerra fu chiusa dopo appena un mese e graduale fu il degrado che ne seguì fino a tutto il dopoguerra. L'autore descrive l'iter della creazione di questo complesso, architettonicamente imponente e intrigante, realizzato nell'arco di appena due anni, dalla fase progettuale alla conclusione dei lavori. Conduce, poi, il lettore attraverso una visita virtuale nei vari padiglioni espositivi fino ai villaggi indigeni. Questo spazio, un vero e proprio presepe vivente, rappresentò la carta vincente degli organizzatori, contribuendo in modo determinante al successo dell'iniziativa fieristica. I figuranti nativi che popolavano i villaggi, d'altra parte, sono i veri protagonisti della narrazione. Erano venuti con entusiasmo in Italia con un contratto di lavoro che prevedeva una retribuzione non indifferente, ma la chiusura anticipata della manifestazione e il forzato soggiorno in Italia per oltre sei anni mandarono in fumo le loro speranze. Segregati, umiliati dal razzismo fascista, con i risparmi andati in fumo a causa dell'inflazione,