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Venti luoghi comuni che più ripetiamo più sembrano veri. Ecco cosa rispondere a chi ce li impone come certezze acquisite e indiscutibili. Parola di storico.Si stava meglio quando si stava peggio; Io non sono razzista, però; Aiutiamoli a casa loro!; Non ci sono morti di serie B; Non esistono più destra e sinistra; Lo diceva mia nonna...Ma come parliamo? Perché tendiamo a dire sempre le stesse cose senza nemmeno accorgercene? Troppo forte è la tentazione di darci ragione e rimanere in un solco di pensiero già tracciato piuttosto che provare a mettere in discussione quello che sembra sicuro.rnSapersi muovere tra fatti e opinioni, alla ricerca di un ancoraggio che ci possa aiutare soprattutto quando si parla di diritti, di cultura e di educazione, è fondamentale per la nostra crescita e per comportarci da cittadini consapevoli, in grado di sostenere un’opinione o eventualmente cambiarla.rnCarlo Greppi in questo libro si esercita a smontare un bel pacchetto di “verità” preconfezionate e ci invita a provare a farlo con lui per mettere sul piatto della conoscenza ragioni e circostanze senza farci abbagliare da asserzioni categoriche che possono sembrare inattaccabili. Il luogo comune è sempre dietro l’angolo: come avverte l’autore, anche “non pensare per luoghi comuni” è a sua volta, a ben pensarci, un luogo comune. rnE allora? Essere consapevoli di non sapere può essere già un buon punto di partenza nella convinzione che “non è che ci sono due sedie, in una sta la ragione e nell’al