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La famosa sentenza attribuita ad Aristotele,rn“O miei amici, non c’è nessun amico”, chirnnon l’ha citata?rnUna volta modulata o orchestrata, fin nella suarngrammatica, da un insieme di interpreti sonnambuli,rnvigili e automatici, ecco che attraversarnsognante, recitazione salmodiata di unrnimmenso brusio, il pieno giorno della nostrarnmemoria: da Michel de Montaigne a ImmanuelrnKant, per esempio, da FriedrichrnNietzsche a Maurice Blanchot, il pensatorerndell’amicizia.rnMa l’avvenire di questo “detto che Aristotelernaveva molto familiare” (Montaigne, Dell’amicizia)rnci viene ancora addosso. Già qui, è comernse non fosse ancora arrivato, custodendo,rnin una delle sue pieghe, una promessarndi democrazia ancora impensata, ancora impossibile,rnsempre a venire: la promessa, appunto.