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Le carte manoscritte del giurista italiano sono conservate presso la Bodleian Library di Oxford: carte che fino ad oggi risultano solo molto parzialmente esplorate. Nel fondo D’Orville 610, ff. 59r-69v, è conservato l’autografo, sicuramente risalente all’ultimo decennio del ‘500, che oggi viene criticamente ed integralmente edito nelle ultime pagine del volume (Appendice, pp. 169-206).rnrnIl testo è preceduto da un’ampia illustrazione dell’opera (pp. 1-167). Si tratta di un vero e proprio Commentario nel quale il giurista illustra il Libro IX titolo IX del Codice giustinianeo: adulterio, stupro (inteso come relazione con una “virgo” o una “vidua”), lenocinio, disparità di trattamento fra coniugi in relazione ai reati sopra indicati, status processuale della donna, pene da irrogare agli adulteri, sono i temi che il giurista affronta alla luce del dettato della legislazione romano-giustinianea, e della letteratura che per secoli se n’è occupata avendo particolare riguardo, non solo alla dottrina civilistica, ma anche alla canonistica, al pensiero dei Padri della Chiesa ed ai maggiori umanisti del XVI secolo fra i quali il Cuiacio che il Gentili aveva aspramente criticato nei Dialogi del 1582.rnrnSenza rinnegare quanto aveva teorizzato all’inizio degli anni Ottanta del XVI secolo, nel prosieguo della sua attività scientifica il giurista di San Ginesio ricongiunge i frutti copiosi delle Scuole dei Glossatori e dei Commentatori, con le nuove esigenze e le indiscutibili acquisizion