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"Reggio Città senza Barriere nasce quattro anni fa all'inizio del mio mandato, da una intuizione di Annalisa Rabitti, che con passione e caparbietà era venuta a spiegarmi il progetto che aveva in testa. Per la verità non avevo una visione chiara di dove saremmo esattamente arrivati, perché Annalisa, dote non comune, ha la capacità di inventare, vedere, sentire in modo intuitivo, e giungere in un secondo momento ad una spiegazione razionale. Per me, che sono un razionalista dei peggiori, non fu semplice e immediato dare senso e giustificazione ad un'idea così coraggiosa, chiaramente rischiosa nei suoi esiti. L'obiettivo: costruire un progetto volto ad abbattere le barriere, fisiche e culturali, per rendere Reggio Emilia la città di ""tutte"" le persone, una città sempre più inclusiva e accogliente. Fin da subito abbiamo coinvolto la gente: i ragazzi, le famiglie, le associazioni, avevamo in mente un progetto partecipato, condiviso, costruito insieme. Custodito assieme. Penso che proprio questo sia stato il primo, grande risultato: produrre innovazione attraverso l'impegno e il protagonismo del fare Insieme, e fare tutti qualcosa. Abbattere le barriere architettoniche presenti in una città potrebbe apparire un percorso non particolarmente difficile, ma a condizionado sono le risorse e il contesto normativo ed organizzativo della pubblica amministrazione, che rendono il lavoro scivoloso. Non è stata una strada in discesa e non lo è tuttora. Nonostante questo, Reggio può dire ogg