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La contemporaneità è caratterizzata da un a costante condizione di cambiamento che coinvolge aspetti sociali, politici, economici, tecnologici, ambientali e, di conseguenza, culturali. Una profonda trasformazione che non può circoscriversi in singoli contesti ma assume anche una dimensione geografica: nella rete dei rapporti internazionali, nelle crisi tra individualismi negativi, sovranismi diffusi e mancanza di visioni globali, nel conflitto fra la domanda urgente della società e la debolezza delle risposte delle classi dirigenti. Tutto ciò investe la dimensione fattiva dei diversi saperi che informano e guidano le azioni e le scelte. Una condizione di costante cambiamento degli scenari di riferimento con cui anche il Design deve confrontarsi, nella necessità di rifondare i suoi approcci metodologici per ridefinire la propria natura. Il Design, sviluppato si significativamente nella cultura del 20° secolo, si identifica come un “sapere giovane” che, più di altre discipline, si misura con le crisi dettate dal contesto culturale, tecnologico e produttivo in cui si è sviluppato e ha fin qui agito. Il Design è dunque chiamato a rileggere il proprio statuto scientifico - disciplinare per consolidare la sua stessa fisionomia adottando “nuove chiavi interpretative”. Raggiunto il traguardo temporale del 2020, ritenuto il primo punto di passaggio del XXI secolo, è necessario andare oltre e “governare il cambiamento” piuttosto che subirlo, riformulare principi, metodi e strumenti e a