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«Sullo schermo della mente gli apparivarnsempre il ricordo dello storione,rnl’immagine del pesce dalle squamerndi metallo che significavano quattrini.rnMa tanti, una pioggia, come nei raccontirnche gli facevano i pescatori scappatirndue anni prima dalle zone alluvionate,rnle sere che si riunivano intorno allarngrande aia della fattoria padronalernper cantare in coro»rn«Un disperato, struggente,rnumanissimo canto all’ostinazionerne all’irriducibilità dell’uomo» - rnRomolo BugarornrnIn una sorta di versione fluviale del Vecchio e il mare,rnCibotto torna nelle terre e nei luoghi a lui più familiari,rnscavando tra le pieghe di un paesaggio solo in apparenzarnpiatto e uniforme, popolato da personaggi ruvidirne indimenticabili.rnrnIn un delta senza tempo, un delta incontaminato e quasirnmagico, arriva un terzetto disperato: un vecchio pescatorern«dall’accento romano pesante, marcato, quasi sfrontato...rna chi domandava da quale borgata venisse lui rispondevarnda quella del mare...», una ragazza, Flavia, «buttata nellarnvita come si gettano le cicche mezze spente sul ghiainorndei binari», e un cane «bastardo e felice» di nome Adolfo.rnA Scano Boa, in cima al Delta del Po, il vecchio vivernla sua ultima e disperata avventura: la pesca dello storione,rntornato a ripopolare le acque.