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L’esperienza comune della visita ad un bambino ricoverato in ospedale o delle ansie dei genitori e dei parenti e conoscenti più prossimi per la malattia di un bambino ci rendono immediatamente intuitiva la dimensione operativa della Psicologia Pediatrica, condizione questa che, la storia insegna, anziché facilitare, ha paradossalmente reso più difficile la identificazione della sua dimensione disciplinare e, per molti versi, professionale. Il faticoso emergere della sua evidenza operativa e, ancor più, il complesso evolversi della sua denominazione disciplinare testimoniano del lungo lavoro di riflessione, che si è sviluppato all’interno dell’area disciplinare, a cui, nel tempo, ha fatto da riscontro in ambito professionale un ampio dibattito riguardo agli effetti sulla salute e sul benessere del bambino e della sua famiglia.rnLa figura dello psicologo pediatrico nasce sulla spinta di necessità pratiche connesse alle esigenze legate ai diversi e molteplici quadri clinici, che si presentano giornalmente in ambulatori, cliniche e ospedali pediatrici e che testimoniano di problemi non risolvibili all’interno del solo ambito medico-biologico. Diversi studi hanno indicato che circa il 50% delle prestazioni pediatriche implica problemi psicologici e neurocomportamentali, rispetto ai quali i pediatri, pur consapevoli, non hanno un’adeguata preparazione. Il progredire delle conoscenze in ambito psicologico pediatrico ha inoltre reso sempre più evidente il rischio psicopatologico in e