Questo sito utilizza i cookie per migliorare l'esperienza. Leggi di più
Da oltre due secoli si piange la decadenza di Venezia. Ma quante sono state le sue morti? E quante le sue resurrezioni? Da un grande storico contemporaneo, un originale itinerari attraverso riscoperte e letture inedite di luoghi, figure e avvenimenti più o meno noti, tra storia e microstoria. Un potente contravveleno alle memorie prevaricatrici o mancate che rischiano di prevalere sul senso degli eventi.«Nella lotta per le diverse idee di Venezia la partita non è tra il funebre – inteso come male assoluto – e la modernità – intesa come bene. Dobbiamo chiederci: quale idea di passato? Com'è ricongiunto all'oggi, e con quali forme di trasformazione?»«Il re della festa non è Thomas Mann». La morte a Venezia, sostiene Mario Isnenghi, è un fecondo genere letterario, ma, se usato come criterio di verità storica, diventa un veleno mortifero, una falsa coscienza, altra faccia della consuetudine tutta italiana all'autodenigrazione. Dopo aver dato conto delle origini letterarie del cliché che ha trasformato la città da luogo del buon governo a trionfo di una narrazione declinista, l'autore chiama in causa eventi, luoghi, personaggi tra la fine del Settecento e i giorni nostri, come plurime e contrastanti prove della vitalità di Venezia, delle sue tante identità mobili. Inizia così una «scorribanda» tra Otto e Novecento, attraverso le imprese di idrovolanti e dirigibili, salotti animati da donne illuminate ed emancipate, stabilimenti termali e una inedita concorrenza ferroviaria con Mil