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Dedicato al centenario della nascita di Emilio Vedova e al decennale della apertura al pubblico degli spazi espositivi e delle attività della Fondazione, il volume è introdotto da un testo di Alfredo Bianchini, presidente della Fondazione Emilio e Annabianca Vedova, cui seguono il saggio storico-critico di Germano Celant, curatore artistico e scientifico della Fondazione stessa, e un testo di Massimo Alvisi, fondatore dello studio di architettura Alvisi Kirimoto+Partners, volto alla considerazione delle strutture allestitive per le opere di Emilio Vedova. rnIl percorso creativo dell’artista è presentato a partire dagli esordi intorno al 1935, coincidenti con la produzione di una serie di disegni di architetture veneziane, dove la grafica e il segno portano ad un paesaggio graffiante ed energico, anticipatorio di un fare senza forma che, nel 1962, condurrà Emilio Vedova a spezzare anche la superficie del quadro con la serie dei “Plurimi”.rnLa disamina propone i primi dipinti ancora figurativi alla ricerca di un dialogo con Tintoretto e il Barocco, per arrivare a documentare, negli anni quaranta, il periodo geometrico, in reazione al caos della tragedia della seconda guerra mondiale, seguito dalle vicende travagliate della sua partecipazione al Fronte Nuovo delle Arti. Negli anni cinquanta il linguaggio di Vedova rompe con la rigidità formale dell’astrazione e arriva a realizzare tele dal segno pittorico aperto e libero, drammatico e graffiante, connesso alla sua gestualità. rn