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Tra gli ideatori delle leggi razziali del 1939, Telesio Interlandi fu direttore della rivista La difesa della razza. Ma chi era davvero? Cosa può dirci sull'Italia di oggi la sua storia? Giampiero Mughini la racconta in un libro che ha fatto scandalo, corredato oggi da una nuova provocatoria prefazione.rnrn"Il racconto di un uomo reale in mezzo ad altri uomini reali del suo tempo sciagurato. Non un mostro da maledire ogni volta che se ne pronuncia il nome""rnrnrnrnNell'epoca desiderosa di oblio che fu il secondo dopoguerra italiano, la storia di Telesio Interlandi, l'intellettuale che più spudoratamente approvò le leggi razziali in Italia, fu dimenticata con un certo sollievo. Eppure la sua figura rimane centrale per capire il contesto culturale di quegli anni. Se infatti, grazie al rapporto personale con Mussolini, da direttore dal 1938 al 1943 della «Difesa della razza» Interlandi fu portavoce del fascismo più intransigente e fanatico, allo stesso tempo sulle colonne del «Tevere» e «Quadrivio» diede spazio alle migliori firme dell'epoca, da Vincenzo Cardarelli a Mario Soldati, da Luigi Pirandello a Corrado Alvaro, mostrando un fiuto giornalistico e una raffinatezza editoriale eccezionali. Nella sua vicenda Mughini si imbatté quasi per caso. «Perché non lo scrive lei il libro su mio padre che Sciascia non potrà mai scrivere?», fu la richiesta che, all'indomani della morte dello scrittore siciliano, Mughini si sentì rivolgere dal figlio di Interlandi, la cui figura avrebbe do