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La presente quarta edizione dei Delitti dei pubblici ufficiali era già stata felicemente (!) avviata alle stampe quando un'ulteriore attesa si è resa necessaria onde evitare che... nascesse vecchia, a seguito dell¿avvento della c.d. "Spazzacorrotti"", annunciata con ottimismo pari al mediatico clamore lo scorso settembre. Un'altra legge anticorruzione, dunque, ma non proprio... una novità, se è vero che anche la terza edizione del volume s'era dovuta acconciare alle alterne vicende della ""anticorruzione"" precedente. Evidentemente, surclassata da anni la riforma del 1990 (la l. 86), non bastava la pur pugnace riforma del 2012 (la l. 190), neppure con le varie interpolazioni della l. 69/2015. In parte propiziata oltre tutto (va detto onestamente) da insonni Organismi sovranazionali, la riforma del 2018 (la l. 3/2019) colpisce oggi ancora più duramente, ovunque possibile, le corruzioni come altri delitti contro la p.a. Raggiunto il colmo della reclusione almeno teoricamente sostenibile (nell'esigente raffronto con altri delitti del sistema), è ora il turno delle pene accessorie, elevate a livelli sino ad oggi impensabili, per non dire esasperati. Inoltre, al fine di agevolare l¿emersione di fatti criminosi, non si esita a mettere in campo eterogenei strumenti processuali e sostanziali mai sperimentati in materia, come l¿agente infiltrato e la speciale causa di non punibilità della denuncia del patto criminoso ad opera dei suoi stessi protagonisti. Insomma, un ""clima"" comples