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È il 29 gennaio 1951 quando alla radio viene trasmessa la prima edizione del Festival della canzone italiana di Sanremo. Presenta Nunzio Filogamo, appena venti le canzoni in gara, il costo del biglietto è di 500 lire. Siamo nell'Italia del centrismo di De Gasperi, del Piano Marshall e della riforma agraria eppure, a dispetto delle poche righe che il "Corriere della Sera"", unico tra i quotidiani dell'epoca, dedicò alla nuova manifestazione, quella che doveva essere una semplice competizione canora si trasformò anno dopo anno in un grande spettacolo popolare destinato all'immensa platea televisiva. Ma non solo. Nel corso dei decenni - mentre l'Italia e gli italiani cambiavano volto - su Sanremo si sono interrogate le penne di scrittori e polemisti, sociologi e opinion maker: autentica e fedele colonna sonora del paese o cartolina illustrata, sempre più sbiadita, di un provincialismo culturale duro a morire? Snobbato dai pochi (pochissimi) cantautori che non vi hanno mai partecipato, sti