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L'agile ha il potere di trasformare il lavoro, ma solo se viene implementato nel modo giusto. Da decenni i manager alla guida delle imprese sono dolorosamente consapevoli di un'enorme linea di faglia: aspirano a creare aziende agili e flessibili ma la realtà quotidiana in cui si muovono è fatta di silos, processi lenti e innovazione in fase di stallo. Oggi l'agile viene acclamato come lo strumento essenziale per ricomporre la frattura, trasformare un'azienda e catapultarla in posizione di comando. Detto fatto? Non proprio. In questo libro, una lettura indispensabile e di grande chiarezza, Darrell Rigby, consulente e opinion leader in Bain & Company, e i suoi colleghi Sarah Elk e Steve Berez fanno il punto della situazione offrendoci un importante resoconto. I tre autori smontano i falsi miti e i pregiudizi che hanno accompagnato l'ascesa dell'agile - l'idea, per esempio, che abbia il potere quasi magico di ristrutturare seduta stante un'organizzazione o che debba essere usato in tutte le funzioni e le tipologie di lavoro. Il libro dimostra che i team agili possono realmente sprigionare un potere straordinario, rendere il lavoro più appagante e mettere le ali all'innovazione, ma questi risultati sono possibili solo se il metodo viene compreso fino in fondo e applicato nel modo giusto. Il segreto, secondo gli autori, sta nell'equilibrio. Ogni organizzazione è chiamata, da un lato, a ottimizzare e controllare rigorosamente alcune attività operative e, dall'altro, a innovare cost