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Il volume si concentra sull'attività progettuale svolta a cavallo degli anni Sessanta e Settanta da Leonardo Ricci, una figura controversa nel panorama architettonico di quegli anni, e tuttavia molto amata da Bruno Zevi, che lo considerava il miglior architetto italiano a lui contemporaneo.Fin dalle prime opere – il Villaggio Ecumenico Evangelico di Agape presso Pinerolo (1946-1951) e quello di Monterinaldi a Firenze (1949-1962), entrambi caratterizzati da una profonda impronta di Giovanni Michelucci –, Ricci esplora nuove direzioni e percorre strade progettuali apparentemente lontane dalle proprie radici, legate alla «scuola toscana», con un unico obiettivo: la ricerca di una nuova spazialità adatta all'uomo contemporaneo. Come rimarca l'autore, per Ricci, che appunto si muoveva «nel solco michelucciano, il nuovo individuo, la sua riacquisita dimensione esistenziale, necessitava di un nuovo spazio con proprie caratteristiche, uno spazio sul quale non solo la dimensione fisica avrebbe inciso, ma anche quella percettiva e sensoriale». È in questa prospettiva che Ricci arriverà a definire il concetto di «città integrata», i cui elementi fondanti presentano molte analogie con le più avanzate proposte della cultura architettonica internazionale del tempo. Dalla realizzazione del quartiere di Sorgane a Firenze (1962-1966) fino al piano per Miami Model Cities (1968- 1971), impiegherà tutte le sue energie per dimostrare la possibilità di un'«alternativa» allo spazio tradizionale del