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Il tema del paesaggio, che Tullio Pericoli aveva affrontato fin dagli esordi della sua carriera, è tornato da alcuni anni al centro dell’opera dell’artista, restituendo nuova vita al rapporto – comunque mai interrotto – con la sua terra natale. Sono però ora le “parti senza un tutto” del territorio marchigiano a dar forma alla sua pittura, sempre tuttavia plurale, soggetta a continue e imprevedibili variazioni.rn«Dopo il terremoto che l’ha investita nel 2016, Ascoli Piceno celebra se stessa attraverso il lavoro dell’artista che più ha reso omaggio a questa terra» - Il Maschile del Sole 24 Orernrnrn “Costruiti mutando il punto di vista ma non lo spirito sperimentale, questi dipinti, se presi tutti insieme, acquistano, anche senza volerlo, un marcato carattere inventariale. Sono il repertorio, il registro, il lessico di un linguaggio: la lingua madre di Tullio Pericoli, delle sue Marche. E, per sineddoche, della nostra Italia”. Salvatore SettisrnIl presente volume accompagna la mostra ospitata ad Ascoli Piceno presso Palazzo dei Capitani dal 22 marzo 2019 al 3 maggio 2020 e propone un percorso antologico con una selezione di 168 opere realizzate dal 1970 al 2018, un viaggio a ritroso nei quasi cinquant’anni di ricerca che l’artista ha dedicato al paesaggio.rnIl periodo iniziale si identifica nel ciclo delle “geologie” (1970-1973), costituito da immagini stratificate, sezioni materiche, strutture sismiche. La fase successiva (1976-1983) pone in evidenza un diverso trattamento de