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L’espressione magnum opus – con cui Cesare Cases era solito definire l’opera più grande e rilevante di un autore – ci pare del tutto appropriata per questo libro. Esso riunisce infatti – insieme con i saggi, gli articoli, gli interventi occasionali, le «noterelle», le lettere che Cases scrisse nell’arco di mezzo secolo sul Faust di Goethe – due corposi inediti di straordinario interesse: le osservazioni dattiloscritte che, su richiesta di Fortini e incarico della Mondadori, Cases mandava a Fortini traduttore del Faust; e le note manoscritte, poi interrotte e non pubblicate, che egli scrisse per una nuova edizione del capolavoro di Goethe. Negli scritti della prima parte Cases affronta il Faust con una varietà di prospettive e misure critiche, registri e scavi interpretativi che svariano da una breve voce di enciclopedia del 1957 a un lungo saggio introduttivo del 1965, da preziose messe a punto da grande traduttore e interprete (Due noterelle faustiane e Trono e scettro di Mefistofele) a esercizi più specialistici da germanista di rango. Il denso carteggio con Fortini sulla traduzione del Faust (1966-1968) separa gli scritti editi dagli inediti e preannuncia la serrata, precisa, implacabile revisione dell’intero Faust compiuta in tempo reale sul work in progress di Fortini. Si tratta di innumerevoli osservazioni e correzioni lessicali, filologiche, stilistiche, culturali e storiche che mostrano la sapienza critica e linguistica, ma anche l’arguzia e l’umorismo, del grande ger