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Diritto di morire o libertà di vivere? Eutanasia o accanimento terapeutico? Autodeterminazione o alleanza? Il confronto serio e costruttivo con tutti i protagonisti del dibattito in corso passa da una condizione preliminare: intendersi sulle parole. Mario Melazzini, noto al grande pubblico per i suoi interventi su questi temi, contro una certa "bioetica laicista"", più volte intervistato in TV soprattutto in occasione del ""caso Welby"", è malato di SLA ma non vuole morire: ""Io non ho mai sentito dire a dei malati che hanno provato sulla loro pelle determinate situazioni: non voglio che mi sia fatto questo trattamento, voglio morire a tutti i costi"". Secondo Melazzini, che in questo libro riflette sui pregiudizi del dualismo ""sano/malato"", siamo di fronte ad una società folle, che ha perso di vista la posta in gioco, il senso del vivere e del morire. Al fondo del dibattito sta il vero problema, la disabilità come nuova frontiera della giustizia: ""Perché noi disabili non possiamo essere liberi di vivere? Perché le nostre città sono disseminate di barriere architettoniche? Questo dimostra che siamo di fatto degli emarginati. La fragilità e la malattia diventano veicoli di isolamento sociale""."