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Il tema della "carcerazione"" è, per il cristiano, legato a quello del ""peccato"". E le opere di misericordia che danno il titolo a questo volumetto aiutano a comprendere una dialettica che resta centrale nel messaggio di Gesù e della Chiesa: se la giustizia umana impone infatti una punizione per la colpa personale, il giudizio evangelico - pur non negandola - la affronta manifestando un orientamento misericordioso per il quale ci chiede di venire in soccorso del colpevole non ""punendolo"", ma ""educandolo"" e ""visitandolo"". Così, per il cristiano, l'ammonizione del peccatore non è separabile dallo stare presso di lui; il rimprovero - indicatore della colpevolezza - non è distinguibile dalla ""visita"" e dall'accompagnamento - che segnala, piuttosto, la vicinanza: noi non possiamo occuparci del male senza stare accanto a colui che lo compie, o che lo ha compiuto. Il motivo? Semplice: anche noi, ciascuno di noi, ""non siamo senza peccato""; perciò non ci è dato di ""scagliare la prima pietra"". La novità della presenza di Gesù nel mondo è esattamente questa: il Figlio di Dio è venuto ""per i peccatori"", non per i giusti; è venuto alla ricerca della pecora perduta, non per starsene tranquillo con le 99 al riparo nell'ovile."