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Spesso considerata, con tono benevolo e sprezzante, "un reportage"", il capolavoro della Serao ha la forza della verità che si fa letteratura, del rifiuto per quella ""retorichetta a base di golfo e colline fiorite che serve per quella parte di pubblico che non vuole essere seccata con racconti di miserie"". La sua denuncia resta, a un secolo di distanza, di straordinaria attualità: ""Questo ventre di Napoli, se non lo conosce il governo, chi lo deve conoscere? A che sono buoni tutti questi impiegati alti e bassi, questo immenso ingranaggio burocratico che ci costa tanto?"". Prefazione di Antonio Pascale."