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«Hendrix ha ridisegnato il modo di suonare, partendo dall’insegnamento dei maestri blues e lasciando poi tutti attoniti: comprai il suo primo album un sabato pomeriggio e non me ne staccai più.» - Carlo Verdonern“Questo è il contributo, partecipato nelle fibre più intime e profonde, di due miracolati sulla via delle galassie hendrixiane, che credono fortemente nel pensiero espresso da Gustav Mahler, il quale, interrogato sul valore e il significato della musica e dell’arte delle radici, disse semplicemente: «La tradizione è salvaguardia del fuoco, non adorazione della cenere». Ecco Jimi in Italia: un interruttore, un modo per aprire molte porte, toglierci dall’affanno di musiche alla rinfusa, di orrori e mediocrità imperanti. Il rapporto con la chitarra era il suo sogno più profondo, anzi era il suo unico sogno. L’iridescenza di un rock pronto a sentirsi un giovane corpo scalpitante. Il saluto all’alieno sbarcato tra noi nel maggio 1968 è proprio il sublime insegnamento di quello che siamo stati e di quanto certi incontri ravvicinati ci possano lasciare. E ora alziamo il volume!” - Enzo Gentile, Roberto CremarnJimi Hendrix suonò in Italia nel maggio del 1968. Per coloro che assistettero a quei concerti fu un momento epico, irripetibile, capace di mutare la percezione della musica pop e rock. La cronaca di quella settimana fatta da articoli, testimonianze, ricordi, aneddoti e verità. Con un intervento di Carlo Verdone.