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Flora, Demetra, Proserpina, qualunquernsia il tuo nome, ti appelli a forze antiche:rnrinascita, vita, desiderio.rnrnIn bilico tra il gelo dell’inverno e il caldorndell’estate, periodo di profumi, di pioggerne di vento, di sconforto e di speranza,rnla primavera è per sua natura inquieta.rnRaccontarla significa narrare di festerndedicate alla vita che rinasce e di lucernche ritorna: dai greci agli ebrei, sinornalla Pasqua dei cristiani. Ma anche dirneserciti e di mercanti – che per secolirnhanno atteso che i mari si facessero calmirnper ripartire –, di rivoluzioni, di diritti ernconquiste. La primavera è però prima dirntutto ciclo terrestre, equinozio, risvegliarsirndi sensi e di corpi, di fiori, erbe, insetti,rnuccelli, in un’ansia di desiderio dove tuttornsembra rimandare in realtà a qualcosarndi più antico e profondo: forse alle originirndel mondo, a quella natura primordialernalla quale ci lega la nostra stessa biologia.rnLa primavera racconta una sorta dirnstruggente nostalgia, di quando, allernorigini, noi e il mondo eravamo una cosarnsola, legati dallo stesso ritmo e dallo stessornordine delle cose.