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Non c’è uomo politico che non rivendichi,rnall’indomani della propria elezione, il dirittorndi parlare in nome del popolo, di tuttornil popolo. Questa parola possiede la virtùrnmagica di unificare ciò che non può esserlo.rnMa il popolo esiste solo come convenzione,rnmito o illusione a seconda delle scelternpolitiche.rnrnDisincanto democratico, disaffezionerndei cittadini verso i governi, ritenutirncolpevoli, assieme a partiti, élitesrne mercati di averli espropriati del lorornpotere. Ma il potere del popolo sovranornesiste davvero? In realtà, la democraziarneffettiva che noi conosciamo - esitorndi un percorso storico che dal poterernassoluto del re, con aggiustamentirncontinui, è giunto sino a noi - è unrnsistema di deleghe a cascata, complessorne faticoso. Se il popolo unico e univocornè un soggetto fittizio, il popolo concretornsi rivela eterogeneo, contraddittoriorne ingombrante per ogni regime e irnmovimenti che pretendono di incarnarlo,rnuna volta al governo, non potranno cherncontenerne le spinte all’interno di unrnqualche sistema rappresentativo.