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Nel centenario dello scoppio della rivoluzione d'Ottobre il libro testamento di un maestro di libertà rnrn«Todorov, il filosofo che scava negli abissi dell'umanità» - Corriere della Serarnrn«Uno scrittore che unisce la grazia e la modestia a una vastissima cultura, che ama trasmettere al pubblico e non soltanto coltivare tra accademici» - la Repubblicarnrn«Un profondo umanista contemporaneo e un indomito intellettuale pubblico» - La Stamparnrn«Pensatore inclassificabile, lettore instancabile, libero da ideologie e convinto oppositore di tutti i totalitarismi» - Il Sole 24 OrernrnLa Russia dei primi anni del Novecento rappresenta una delle poche, meravigliose congiunture della storia in cui un numero stupefacente di grandi artisti si trova a convivere e a farsi intensa, febbrile comunità. Nelle parole di uno dei protagonisti di quegli anni, il poeta Vladislav Chodasevič, «tutte le strade erano aperte, con un solo obbligo: andare quanto più possibile veloce e lontano». Sono gli anni di Bulgakov e di Majakovskij, di Pasternak e Mandel’štam, di Šostakovič, Ėjzenštejn e di tanti altri, donne e uomini che la sorte gettò nella tempesta della Rivoluzione e del nascente regime sovietico. Cent’anni dopo, Tzvetan Todorov ha deciso di rievocare l’avventura di una generazione che dopo aver spesso accompagnato con entusiasmo i primi slanci antizaristi e libertari, si trovò di fronte a un potere progressivamente sempre più cieco e ottuso, ed elaborò strategie ora di opposizione, ora di comp