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Con Certe fortune torna sulla scena allestita da Andrea Vitali il maresciallo Ernesto Maccadò. rnrnAllarme rosso a Bellano: un toro, noleggiato per ben altri scopi, a causa di una maliziosa imprudenza semina feriti come piovesse.«Vitali che si presenta con l'umiltà dell'artigiano, oggi è uno dei più bravi narratori italiani» - Massimo Boffa, PanoramarnrnLa bestia era… era…rnNé il Piattola né la moglie riuscirono a trovare le parole giuste per descrivere la sorpresa.rnMai vista una bestia così insomma, così grossa e che emanava un senso di potenza pronta a esplodere.rn«D’altronde si chiama Benito», riassunse il bergamasco con l’intento di spiegare tutto.rnMilleduecento chili di peso, centosettanta centimetri al garrese.rnMa fosse stato solo quello!rnrnAlle prime ore del 5 luglio 1928, come concordato, Gustavo Morcamazza, sensale di bestiame, si presenta a casa Piattola. Il Mario e la Marinata, marito e moglie, non avrebbero scommesso un centesimo sulla sua puntualità. Invece il Morcamazza è arrivato in quel di Ombriaco, frazione di Bellano, preciso come una disgrazia, portando sull’autocarro il toro promesso e due maiali, che non c’entrano niente ma già che era di strada… Il toro serve alla Marinata, che da qualche anno ha messo in piedi un bel giro intorno alla monta taurina: lei noleggia il toro e poi lucra sulla monta delle vacche dei vicini e sulle precedenze, perché, si sa, le prime della lista sfruttano il meglio del seme. Ma con un toro così non ci sarebbero problemi di