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Aspra e brulla, sferzata dai venti, la brughiera di Egdon incombe come un'ombra minacciosa sui protagonisti del romanzo, ambientato, come tutte le opere della maturità di Hardy, in un mitico Wessex senza tempo e senza storia: misteriosa presenza, simbolo del destino cieco che governa il mondo, e immutabile orizzonte naturale entro cui si dispiegano le volubili passioni degli uomini. A innescare il dramma è il ritorno nella terra d'origine di Clym Yeobright, il “nativo” evocato dal titolo inglese (The return of the native, 1878), un figlio della brughiera che dopo un lungo soggiorno a Parigi come mercante di preziosi decide di riscoprire le proprie radici e seguire la sua vocazione più autentica. Per l'affascinante e inquieta Eustacia Vye, ambiziosa sognatrice che trascorre i suoi giorni immaginando impossibili evasioni, l'incontro e poi il matrimonio con Clym sembrano essere l'occasione tanto attesa per sottrarsi all'angusta vita di provincia. Ma nulla unisce i due amanti, e molte cose