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Nemico giurato delle scuole e dei libri, bugiardo e vanitoso, buono di cuore quanto sventato di testa, affascinato dalle promesse di ricchezze improvvise e di miracolose attrattive, Pinocchio è senza ideali, senza patria e senza contrassegni distintivi di religione. La sua doppia natura - umana e legnosa, carnale e marionettistica, concreta e fantastica - lo conduce alle mosse più avventate e meccaniche, alle corse e ai balzi istrioneschi del burattino e, insieme, al rammarico, alle improvvise malinconie, ai pianti dirotti e segreti del ragazzo vivo e reale. Concreto e fiabesco, poetico e sapienziale, Pinocchio è il frutto maturo e inatteso della penna di Carlo Collodi, che scopre la propria autentica vocazione non negli studi teologici ai quali era destinato, ma nell'attività del poligrafo e del giornalista. Egli non è professore, non è cattedratico ed è sprovvisto di cultura pedagogica. Tuttavia, è ricco di verve e di intelligenza estrosa maturata nell'esperienza narrativa e affinata