Questo sito utilizza i cookie per migliorare l'esperienza. Leggi di più
«La letteratura è sostanzialmente questo: una visione del mondo differente da quella imposta dal pensiero dominante, o per meglio dire dal pensiero al potere, qualsiasi esso sia.»Di tutto resta un poco è il libro a cui Antonio Tabucchi ha lavorato, fino all'ultimo, in prima persona, malgrado la malattia e da dentro la malattia, condividendo ogni dettaglio con la curatrice e la casa editrice. È una raccolta di scritti meditata, appassionante, che prende le mosse da un memorabile "elogio della letteratura"", di una letteratura capace di «ficcare il naso dove cominciano gli omissis». È inevitabile che, a partire da lì, dalla responsabilità delle parole per arrivare alla consolazione della bellezza, Antonio Tabucchi tocchi i temi più cari e insieme ai temi le opere e gli uomini (spesso amici) che lo hanno accompagnato. Ci sono gli autori frequentati con l'assiduità dello studioso (Pessoa e Drummond de Andrade, Kipling e Borges, Cortázar e Primo Levi), quelli sondati dalla veemenza della co