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Cosa resta della scuola senza le levatacce al mattino, l'odore di ormoni, i panini nello zaino? Senza i litigi nel cambio d'ora, gli sguardi in tralice, le corse fuori appena suona la campanella? Eppure la scommessa è sempre la stessa: riuscire a raggiungere gli allievi, a toccarli, anche se sono ben nascosti dietro una videocamera spenta, piú simili a impiegati in smart working – soli, assonnati, inafferrabili. Insegnare in Dad significa provarci dieci volte di piú, sperando che duri il meno possibile. Un viaggio spericolato e vivissimo nel controsenso della scuola a domicilio.«Ve lo confesso: l'unica cosa divertente della Dad è stata questo libro di Vanessa Ambrosecchio» – Viola Ardone, tuttolibri«Eccola qua, la mia 3H: due anni e mezzo di duro lavoro sulle dinamiche di gruppo e sul rapporto tra adulti e pari, e si era ridotta a una fila di oblò.»La prima settimana sembrava una vacanza. Poi abbiamo capito che i libri di testo non li avrebbe aperti piú nessuno, e quegli allievi rintan