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Quando da bambino, con le mani ancora segnate dai fiocchi di cotone, Johnny Cash si avvicinava alla radio accesa in casa, non sapeva che la sua voce avrebbe viaggiato ben oltre Nashville. Poi iniziò a cantare, lo fece per decenni in compagnia di Luther Perkins e Marshall Grant. Calcò mille palcoscenici nella profonda provincia americana, portando il boom chicka boom oltre i cancelli delle prigioni. Quella voce scura, intensa, fatta apposta per cantare di Dio, di omicidi e di amore, sedusse pubblici sempre più vasti. Cantastorie instancabile, finì in tv, con uno show dall'America e sull'America, si sentì rubare l'anima mentre mostrava un altro lato della musica alle giovani generazioni, fino all'Australia di Nick Cave e all'Irlanda di Bono. L'uomo che pensò fosse stato Dio a mandargli le anfetamine, che ritrovò se stesso nella caverna di Nickajack, che produsse un film su Gesù, che suonò alla Casa Bianca di Nixon e che oltre vent'anni dopo ricevette un'ovazione al Glastonbury Festival è