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Io grido a te pietà, pietà, amore - sí, amore! Amore misericordioso, non supplizio di Tantalo, ma univoco pensiero, ed immutabile e innocente, a viso aperto e chiaro e senza macchia! Lascia ch'io t'abbia tutta, tutta mia! Quella forma leggiadra, quella dolce droga d'amore minima, il tuo bacio - mani ed occhi divini, il caldo e bianco lucente seno dalle mille gioie; te stessa, la tua anima, ti supplico per pietà, dammi tutto, non escluso un atomo di un atomo, o morrò...Un giovane semplice, assai metodico, senza conoscenza del greco: ecco John Keats quando verso il quindicesimo anno piglia gusto alla letteratura traducendo in prosa tutta l’Eneide. “E se il sangue gli fu presto disintegrato da un male che scendeva nella famiglia – ricorda un illustre critico – la salute dell’ingegno, un’intima chiaroveggenza gli rimasero sempre, onde la sua carriera verso la perfezione poté essere tanto precoce”. Questa raccolta delle sue più significative composizioni consente di in