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Con una scrittura densa di rabbia, di tenerezza e di compassione, una grande autrice scrive un libro fondamentale per questo tempo, che parla direttamente al cuore e alla coscienza. La storia di chi fugge e attraversa confini con la speranza di trovare una vita nuova.rnrn"Ogni paese appartiene a chi ci è nato. Gli altri possono entrare, ma a una condizione: restare al proprio posto. E rinunciare a se stessi."" rnrnrnAlla fine degli anni ottanta, quando la sua famiglia decise di fuggire dall'Iran in guerra, Dina Nayeri era una bambina. Il rumore delle bombe, le sirene e le corse per nascondersi nel seminterrato, la poca luce filtrata dalle finestre serrate erano tutte cose normali. Negli anni a venire, sui letti a castello delle case per i rifugiati di Londra, di Dubai, di Roma, poi dell'Oklahoma, Dina conobbe per la prima volta il silenzio del sonno tranquillo e ininterrotto: quella fu la sua prima idea di cosa fosse la pace. Sua madre le diceva di pregare e di essere grata. Sui migran